“Allora?” gli chiedo.
“Andiamo” sospira lui. Ci guardiamo e per poco non scoppiamo a ridere. I nostri travestimenti per Halloween sono stati un’idea di Dawn, coordinatrice ufficiale di tutti gli Halloween del gruppo. Persino Christine ha avuto la sua tutina da coniglietto e le sue orecchie rosa (per Anya, simbolo massimo di orrore).
“Non sono pronto ad affrontare Dawn…vestito così” mi dice Spike, con un tono sinceramente sinistro.
“Ed io?” mi lamento a mia volta, tirandomi giù sulle cosce l’orlo assurdamente corto della minigonna che risale ancora al mio passato con Angel.
Ci baciamo nel corridoio al piano di sopra, ma lui ha Christine in braccio e la cosa non si prolunga.
“Allora, scendete?” urla mia sorella dal piano terra. A volte penso che l’abbiamo adottata: non può avere il mio stesso sangue nelle vene!
“Andiamo” sospira Spike.
Mettiamo Christine nel suo seggiolino, e scendiamo le scale. Willow, Anya, Xander e Dawn ci stanno attendendo.
“Grrr…” faccio io, per entrare in ruolo.
“Sareste?” indaga Xander, intrigato dalla mia mini suo malgrado (quasi non ricordava più quanto le portassi corte, le gonne, un tempo), ma incapace di trovare un qualsiasi referente culturale per i nostri travestimenti.
“Grr…” ripeto io, ma niente.
“Ho capito!” esclama Willow. “Siete una….adescatrice…ed il suo cliente…ma lui vestito così non sembra nemmeno un po’ Richard Gere. Cioè, voglio dire, meglio…molto meglio…anche se sono lesbica…va bene, ora sto zitta”
Spike agita minacciosamente l’oggetto di legno di forma allungata che tiene in mano (una spatola per frittelle a forma di paletto appuntito), ed io rifaccio “Grr…”
“Siamo un vampiro ed un cacciatore”
“Ahh…”esclama conciliante Willow. “Chi sarebbe il vampiro?”
Bella domanda. Io e Spike ci guardiamo.
“Beh, io” ammetto, mettendo finalmente in luce i miei dentoni finti.
Non ridono.
“Pensavo lui” commenta Anya. “Sai, lo spolverino, i capelli, l’attitudine…mooolto sexy. Molto…vampiresco. Tu non sembri vampiresca per niente”
“Basta, mi arrendo” prendo dalle mani di Spike la spatola per frittelle, e butto via i dentoni.
“Allora, lui è il vampiro…ed io sono la cacciatrice. Buffy, la cacciatrice di vampiri”. Ne sono assurdamente fiera. Mi vedo bene nel ruolo.
Tacciono.
Prendiamo il baby seat e portiamo Christine in giro per il primo tour “Scherzetto o dolcetto?” della sua vita.


“Ho un’idea molto perversa” mi dice lui, dopo aver passato Christine a Dawn dopo il quindicesimo sacchetto di dolci per la sua nanna.
“See…” commento, per niente impressionata. Tante parole, pochi fatti. Spike sta clamorosamente tenendo fede al suo proposito di…non darmelo.
“Sarà il travestimento, ma penso che…”
Lo fisso. “Ed i tuoi buoni propositi?” gli chiedo, con giusto una punta di sarcasmo. “Ed i nostri sentimenti?”
“Andiamo, un assaggino”
“Tipo?” indago.
“Non so…caliamoci nel ruolo. Vorrei raccontarti una storia”
Mi siedo su una lapide e lo ascolto. Siamo di nuovo finiti al cimitero: perché questo luogo ci attragga così morbosamente, non saprei proprio dirlo.
“Avanti”
“C’era una volta un vampiro grosso e cattivo”
Scoppio a ridere.
“Che c’è?” indaga lui.
“Non sei poi tanto grosso. Potresti infilarti le mie gonne”
“Ma se porti la taglia 40 a stento”
Faccio la faccia seria.
“D’accordo” ammette “Non così grosso. Ma sicuramente cattivo. Molto cattivo. Questo vampiro aveva l’hobby di uccidere le cacciatrici…ed un giorno giunse a Sunnydale. C’era una cacciatrice molto carina, all’epoca…bionda e sfiziosa, con gonne così corte da scoprirle le cosce. Ed il nostro vampiro decide che deve esserci una sola cosa più soddisfacente per lui che ucciderla…indovina quale”
Mi alzo e gli metto le mani sul petto.
“Oh, vampiro cattivo, non farmi del male!”
“Un po’ di dignità, donna, tu saresti la cacciatrice”
“Hai ragione!” sorrido. Cambio voce ed espressione. “Sei uno schifoso vampiro. Cosa vuoi da me?”
“Così va meglio.” sorride lui, prendendomi le mani. “Voglio assaggiare una cacciatrice. Voglio avere il mio giorno speciale.”
Il suo sguardo mi ipnotizza. Mio malgrado, mi lascio avvincere dalla fantasia. Non ho mai giocato nessun gioco di ruolo con alcuno dei miei precedenti amanti.
Lascio che abbassi il colletto del mio giubbotto di pelle e posi le sue labbra sul mio collo. Un brivido involontario mi scuote. Il gioco mi prende più di quel che pensavo. Mi chiedo se le cose sarebbero poi così diverse tra di noi se io…se lui…fossimo i personaggi di una favola gotica. Se poi gli orrori di queste storie non siano altro che metafore per orrori quotidiani come la difficoltà di affrontare i propri sentimenti …e la propria sessualità.
“Spike…”mormoro, e l’eccitazione mi scorre nelle vene come il sangue, con il sangue. Lo desidero, come l’ho sempre desiderato. E sono finalmente pronta ad ammetterlo.
“Spike…io sento che potrei fare qualcosa di estremamente cattivo”
“Tipo?” indaga lui, indugiando con le labbra sulla pelle delle mie spalle e l’inizio del mio seno.
“Spike…se non la smetti subito finiamo a farlo contro il muro di quella cripta. E poi ci arrestano per atti osceni in luogo pubblico. Fattore macabro a parte”
Lui mi guarda. Ha il respiro affrettato, gli occhi gli splendono, ed è finalmente arrivato all’estremo della sua tolleranza.
“Buffy…hai ragione. Andiamo a casa mia”
Annuisco piano. Corriamo verso la deSoto, la spatola per frittelle dimenticata sull’erba del cimitero (e non oso pensare a quello che immaginerà il guardiano quando la troverà…) e prima che lui riesca a trovare con mani tremanti la chiavetta per l’accensione, sono tra le sue braccia. Gli sollevo la t – shirt nera e lascio scivolare le mani sul suo petto. Lui le scosta da sé come se fossero carboni ardenti. “Non arriveremo mai a casa se continui così…”protesta.
“Non mi importa niente. Facciamolo qui”
“Buffy…replica lui, prima di impadronirsi nuovamente della mia bocca. “Prima la parola d’ordine”
Lo fisso. E poi capitolo.
“Andiamo, lo sai che sono pazza di te. E non solo in senso fisico…visto che non riesco a far sì che ci sia un senso fisico”
Lui sorride dolcemente, e la sua contentezza per la mia ammissione d’affetto riesce nella mission impossibile di raffreddare la sua eccitazione.
“Non osare riportarmi a casa mia” lo ammonisco. “Non osare far marcia indietro. Io il mio passetto avanti l’ho fatto. Voglio la mia ricompensa”
Le mie labbra sono imbronciate, e lui me le bacia. Oh, Cielo, come bacia…quando mi baciava Angel volevo morire, ora voglio solo perdermi in lui e far l’amore insieme fino a Natale. Ininterrottamente.
Senza altre inutili parole mette in moto e ci precipitiamo a casa sua.
Che sia la volta buona?



Gli dei sembrano esserci propizi. Rotoliamo in casa, nel suo piccolo soggiorno, ridendo, al buio, e la luce della luna rischiara i suoi capelli biondi e la sua pelle bianca da inglese. Siamo già avvinghiati, a metà strada dal divano, quando squilla il telefono.
“Lascialo squillare” gli dico sulle labbra, mentre lui mi bacia come se non ci fosse domani.
Scatta la segreteria telefonica.
“Professor Shelby? Sono la segretaria del rettore Smithson. Il rettore desidererebbe parlarle con assoluta urgenza. Può trovarlo al suo club a questo numero….Grazie infinite”
Clic.
Ci guardiamo.
“Che diavolo vuole il tuo rettore la notte di Halloween?” gli chiedo, pensando in cuor mio di chiedere i danni all’università di Sunnydale.
“Non lo so” borbotta lui, passandosi una mano tra i capelli, esasperato. “Ma potrebbe essere il caso di scoprirlo”
Lo fisso contrariata a braccia conserte, sentendo che mi sta, letteralmente, scivolando di mano. Ne sta approfittando, il bastardo, per mantenermi a bocca asciutta. Non gli è bastata la mia ammissione di poco prima? Devo dichiarargli amore eterno per ottenere qualcosa di più del semplice petting?
Mi siedo ed accendo la televisione, ostentatamente arrabbiata, mentre lui prende il telefono in mano.
“Pronto? Rettore Smithson? Sì, sono William Shelby. Domani, alle nove? Sì, non ho lezione a quell’ora, posso sicuramente venire. L’argomento? Ah. Capisco. No…ne parliamo domani. Un legale? Crede sia il caso? Parliamone domani. Grazie, Rettore. D’accordo, sarò puntuale”
Io continuo a fissare il televisore.
Spike prende il telecomando e preme il bottone “mute”.
Lo fisso.
“Sai di cosa intende parlarmi il rettore, domani, alle nove?”
Mi sembra arrabbiato. Mi rendo conto che forse ho un po’ esagerato, e gli prendo una mano. Lui si lascia attirare e si siede vicino a me. Cartoni animati dell’orrore sono in onda, ma senza sonoro.
“Scusami. Quando sono sessualmente eccitata sono una strega”
Spike mi accarezza il volto. “Buffy…ti ho già detto quanto ti amo?”
La confessione mi lascia senza fiato. E’ vero, mi aveva già detto che si stava innamorando di me, ma dirlo ora così, come un fatto compiuto…è meraviglioso. Sono commossa ed orgogliosa: quest’uomo bello, sexy, sensibile, intelligente, ricco di senso dell’umorismo e di personalità è innamorato di me. Mi scivola una lacrima sul volto: forse è assurdo, ma sentirmi così amata mi ricorda mia madre…e la certezza dell’amore che lei provava per me. Sento un senso di appartenenza che mi sconvolge. Spike è entrato nella mia vita, e nulla potrà più farlo uscire. Ora lo so. Come mia madre, mia figlia, mia sorella, i miei amici. E presto, sarà anche il mio amante, ed io…io non posso più negare quello che provo. Ormai, lui fa parte di me.
“Buffy…vogliono che io e te non ci vediamo più”
Lo fisso sconvolta. Che diavolo sta dicendo?
“Il rettore…ha ricevuto un paio di denunce anonime. Dicono che io esco con una mia studentessa…e questo il regolamento dell’università non lo consente. E’ politicamente scorretto. Dicono che potrei abusare del mio ruolo a fini sessuali”
Una risata amara gli sfugge. L’indignazione mi trabocca dentro. Come hanno osato? Come hanno osato umiliarlo così? Perché c’è tanta malvagità al mondo? Questi sono i veri orrori.
Mi alzo in piedi.
“Dove abita questo idiota di rettore?” chiedo, ad un passo da una crisi di nervi.
“Andiamo, Buffy. Una soluzione c’è, ed è semplicissima. Darò le mie dimissioni. Come sai, insegnare non è comunque la mia vera professione”
“Tu non rinuncerai al tuo incarico!” urlo, furiosa. “Sei bravo, e sei onesto. Tu…abusare…sessualmente…di me? Andiamo, è una barzelletta! Oltretutto, io sono una single madre di ventisei anni, e non credo proprio di aver bisogno che l’università di Sunnydale si preoccupi della mia vita sessuale. Farò finire questa storia sui giornali! Ipocriti bigotti!”
“E mettere la tua vita in piazza?” i suoi occhi si induriscono. “Non lo permetterò mai, e tu lo sai.”
“Cosa diavolo intendi fare, allora?”
“Sentirò le accuse che mi muovono, e mi consulterò con un legale. Ne ho uno ottimo, a Los Angeles, si chiama Lilah Morgan. Se ci sarà spazio per difendermi, lo farò, altrimenti, adios, Università di Sunnyhell. Quello che non posso accettare è perdere te. Buffy, non ti chiedo nulla, ma dammi solo la possibilità di restare nella tua vita.”
Gli butto le braccia al collo. Adesso so.
“Spike…tu sei nella mia vita. Tu fai parte della mia famiglia. Non permetterò che nulla e nessuno ci divida”
Rimaniamo in silenzio, indignati ed umiliati da questo colpo inatteso. Dopo un po’, lui si infila la giacca e mi accompagna a casa. So che deve riflettere, deve prepararsi per il colloquio dell’indomani e comunque l’atmosfera è rovinata, per usare un eufemismo.
Davanti alla porta di casa mia, ancora addobbata per Halloween, gli butto nuovamente le braccia al collo e nascondo le lacrime. “Non far nulla di sciocco” mormoro, coprendolo di baci. “Non potrei sopportarti di perderti”
“Non mi perderai” sussurra lui, e mi bacia, appassionatamente.
Quando va via, mi calmo un attimo in cucina, al buio. E poi, sono di nuovo furiosa.
E, quel che è peggio, ho un’idea.



Sono le otto del mattino e mi sto vestendo con più cura del solito. Un tailleur grigio che era stato di mia madre, un filo di perle, capelli tirati su. Willow passa presto per prendere Christine e portarla al nido: benedico per l’ennesima volta il cielo che mi ha dato un’amica simile. E’ sorridente ed elegante.
“C’è qualcosa di cui devo parlarti, Buffy”
Sono distratta e lontana, la mente concentrata sulla mia idea. Mi scuoto a fatica dai miei pensieri e le sorrido. “E’ una cosa bella? Ho bisogno di buone notizie, Will”
“Cosa c’è, Buffy? Problemi con Spike?”
Scuoto il capo. “Lui è meraviglioso. E’ il resto del mondo che fa schifo. Ma parla prima tu”
Willow sorride di nuovo. “Cosa diresti se…ti dicessi che ho conosciuto qualcuno?”
“Ma è meraviglioso!” esclamo. Willow non è uscita più con nessuno dalla morte di Tara…e nessuno più di lei meriterebbe un nuovo amore. “Lei chi è? Come si chiama?”
Willow arrossisce. “Kennedy. E’ una ragazza un po’ più giovane di me…e questo all’inizio mi ha molto trattenuta. Tu sai che sono già al dottorato di ricerca, e lei è una semplice matricola…ma ha saputo essere molto insistente. E non nego che la trovo molto attraente. Mi piacerebbe…mi piacerebbe che vi conosceste. Tu, e Xander, siete la mia famiglia”
“Lo so, e voi la mia” replico, felice per lei. “Portala qui a cena stasera stessa. No, accidenti, stasera no…ho spostato il turno al Doublemeat, e devo lavorare”
“Come mai? Hai degli impegni, stamattina?”
“Sì…c’è una cosa che devo fare. Ti dirò oggi stesso…ti chiamo sul cellulare, appena finito”
“Ci sono dei problemi?” indaga lei, preoccupata.
“Qualcosa…ma spero si risolva” le dico. “Invita Kennedy qui a cena per domani. E chiama anche Xander ed Anya. Verrà anche Spike, spero. Sono felice per te…Willow. Non hai idea quanto.”
“Buona fortuna per il tuo impegno” mi dice lei, ed io esco di casa.
Faccio un sospirone, e mi avvio.



“Sono Buffy Summers, e desidero parlare con il Rettore”
“Il rettore è in colloquio, signora” ribatte la segretaria, freddamente. “E non riceve senza appuntamento”
La liquido con uno sguardo e vado decisa verso la porta dello studio del rettore, e la spalanco, incurante delle urla della segretaria. Potrebbero arrestarmi, e non me ne importerebbe meno.
Non prima di aver detto la mia a quell’ipocrita.
Sia il rettore che Spike mi fissano. Spike è in giacca e cravatta (brutto segno…) e si alza. “Buffy, ti prego…”
“No, lasciami parlare” gli dico, scuotendomi il suo braccio di dosso. “Signor Rettore, io sono la pietra dello scandalo. Sono Buffy Summers. Ho ventisei anni, una figlia di sette mesi di vita, un lavoro, una sorella che ho cresciuto da sola per gli ultimi sei anni, e grazie a Dio pago l’ipoteca della mia casa, puntualmente, tutti i mesi. Nessuno se non Dio e la mia famiglia può giudicare la mia vita privata. Conosco William Shelby da quando andavo al liceo…e, mi creda, non esiste un miglior gentiluomo di lui. Gli affiderei me stessa, mia figlia, mia sorella, la mia casa, i miei amici, in qualunque momento. Noi non usciamo insieme, signor Rettore. Noi stiamo insieme”
Mi fermo un attimo. Li fisso entrambi. E lascio cadere la bomba.
“Anche perché William Shelby è il mio fidanzato. Stiamo per sposarci”


Lo stupore di Spike alle mie parole è quasi comico. Quasi. Leggo nei suoi occhi di cobalto l’inizio di una violentissima ira.
“Voi…state per sposarvi?”
La domanda è rivolta a Spike, ma rispondo io, ormai lanciata.
“Tre mesi fa William Shelby mi ha chiesto di sposarmi, ed io ho accettato. Lo faremo entro Natale. Questo cambia le cose? Nessun abuso sessuale…vede?”
“Beh…certo…questo cambierebbe le cose” ammette il rettore. “Se solo pubblicaste l’annuncio di nozze sul quotidiano locale. E se la signora Summers cambiasse corso, onde evitare il rischio di favoritismi da parte del suo futuro marito.”
“Signor Smithson, noi non…”
Ammonisco Spike con lo sguardo a non finire la frase. Ne andrebbe della sua vita.
“Allora pubblicheremo l’annuncio oggi stesso. Andrò in redazione immediatamente.” proclamo. “Mi spiace aver invaso il suo ufficio, signor rettore, ma non potevo permettere quest’ingiustizia. Non potevo proprio. William…”
Indietreggio sentendomi addosso lo sguardo di Spike.
E poi la porta si richiude.
Saluto con un cenno la segretaria, che gira indignata la faccia dall’altra parte, e mi rifugio nel corridoio quasi deserto che conduce agli uffici dei professori. So già che Spike mi distruggerà, appena esce, per essermi intromessa. Ma non potevo permettere che lui fosse vittima di una simile calunnia. Proprio non potevo.
Passa un quarto d’ora, e lo vedo arrivare. Ha l’aria decisa, infuriata, gli occhi gli splendono e oh povera me, la mascella contratta. Me la farà pagare.
Lo affronto con molto più timore di quello provato quando ho invaso l’ufficio del rettore.
“Spike, io…”
Lui mi prende per le braccia e mi fa quasi male. Quasi. Poi mi bacia, e l’assalto violento della sua bocca nella mia, nei corridoi dell’università, ottenebra i miei sensi.
“Tanto ormai possiamo farlo!” esclama poi, fissandomi, furioso. “Potrei prenderti qui, contro questo muro, e nessuno direbbe nulla! Tanto oramai siamo fidanzati!”
Mi chiedo se lo farà. Voglio dire, prendermi conto il muro della sua facoltà alle nove e mezzo del mattino. Altro che titoli di giornale…
“Spike…non volevo…”
“Non volevi, cosa? Fidanzarti con me?”
Ora capisco. La vera fonte della sua furia. Crede che io abbia mentito sui miei sentimenti solo per “salvarlo”. Una pietosa bugia.
“E’ tutto vero!” grido, attirandomi lo sguardo dei suoi colleghi. “Tutto quello che ho detto è vero! Sei un gentiluomo, e sei parte di me, della mia vita. Ti affiderei tutto ciò che mi è caro in qualunque momento…perché sei tu. E mi fidanzerei con te in un istante…se solo tu lo volessi”
Lui mi fissa. Sembra indeciso tra baciarmi e schiaffeggiarmi.
“Mi stai dicendo” mormora infine a voce bassissima, facendo del suo meglio per trattenere l’ira. “Che se io ti chiedessi ADESSO di sposarmi…tu accetteresti?”
L’abitudine mi porterebbe a negare, a procrastinare, a balbettare, come mille volte ho negato, procrastinato, balbettato con Riley.
Ma non posso. Lui è Spike.
Lo fisso.
“Sì, accetterei. Spike, io ti sposerei anche domani.”
Spike mi prende tra le braccia e mi porta fuori, sotto il sole di novembre.
Quasi quasi mi aspetto che gli altri professori applaudano, come alla fine di “Ufficiale e Gentiluomo”, ma tutti tornano imbarazzati al loro lavoro.
Non mi importa. Io sorrido, e nascondo il capo contro la sua spalla.



Più tardi, molto più tardi, mi ricordo della mia promessa mattutina a Willow e prendo il cellulare per chiamarla.
“Willow?” sussurro “Tutto a posto. E’ finita bene. Poi ti racconto. Sì, a domani pomeriggio: quando esco dal Doublemeat vengo a trovarti”
“Non l’hai ancora raccontato a nessuno?” mi chiede Spike, sistemandosi meglio vicino a me e fissandomi, lasciando camminare due dita sul mio braccio nudo. Mi fa il solletico, e io rido.
“Di questo?” gli chiedo, con fare malizioso, sollevando la mano sinistra davanti al suo viso: sull’anulare splende un piccolo, perfetto diamante. Quattromila dollari di piccolo, perfetto, diamante. Stessa acqua di quelli del collier, lui è stato molto preciso in questo.
Mi chino su di lui, e lo bacio, attirando le lenzuola su di noi. Sono le sette del pomeriggio, mi sono data malata al lavoro, ho mentito alla mia famiglia…ed è dalle dieci del mattino che siamo nel suo letto. E non conto di uscirci prima dell’alba.
“Alla faccia del rettore Smithson” mormora lui, mentre ricominciamo per l’ennesima volta.
“Sta zitto” gli intimo, e poi lo faccio tacere con i fatti.
La notte di novembre scende, mentre nel suo caldo letto stiamo facendo nuovamente l’amore. E’ perfetto. E’ meraviglioso. E mi dico che me lo merito…sì, me lo merito. Ho dovuto proporgli il matrimonio, per sedurlo, ma ne è valsa la pena.
E questa notte è tutta per noi.


“Esattamente qual’è il mio status?” mi chiede Spike alle sette del mattino, mentre facciamo colazione nella sua minuscola cucina, io con una sua camicia indosso, e lui con solo un paio di jeans. L’idea di dover andare al Doublemeat mi sconvolge lo stomaco dopo questo giorno meraviglioso trascorso insieme, e sono anche corrosa dai sensi di colpa per aver ignorato Dawn e Christine per un giorno interno. Ma ci sono momenti, nella vita, da vivere senza rimorsi, e questo è uno di quelli.
“Fidanzato” bofonchio mangiando i pancakes che abbiamo preparato.
“Sei sicura?” mi dice lui. “Non lo dico per riavere l’anello…subito, mi è sembrata una grande idea…ma poi mi sono detto che tu potessi essertene pentita…voglio dire, di aver accettato la mia proposta di matrimonio”
“La tua…sono io che ti ho proposto le nozze”
“Sì, ma per salvarmi dalle ire del rettore”
“No, per impadronirmi del tuo patrimonio e delle royalties sui tuoi libri” replico.
Lui mi abbraccia e mi bacia sul collo. E’ il suo punto preferito, e l’ho scoperto da tempo. “No” mormora “Per usare il mio corpo. Solo per questo”
“Hai ragione. Per usare il tuo corpo” ammetto, e poi lo bacio sulle labbra. “Sei pentito?” gli mormoro “Non sono la donna più facile del mondo, e credo che tu lo sappia.”
“Correrò il rischio” mi dice, e mi sorride. Il bacio che segue minaccia di protrarsi in una gravissima ragione di ritardo per entrambi al lavoro e così ci separiamo lamentandoci. Lo prego di riaccompagnarmi a casa per gettare un occhio su Christine, povera figlia mia abbandonata, e lui si veste. Non riusciamo a staccarci: l’esperienza delle ultime ventiquattrore trascorse insieme è stata devastante. Abbiamo sempre saputo che sarebbe stato coinvolgente, amarsi fisicamente…ma non fino a questo punto. C’è qualcosa in lui, nel modo che ha di toccarmi, di possedermi, che libera ogni mia inibizione. Ad una prima riflessione, mi viene da ricondurlo al fatto che è un uomo che non ha alcun timore nei confronti della propria sessualità: e tutto grazie a quel laboratorio di esperienze che lui, Angel, Dru e Darla chiamavano “casa”. Preferisco non pensarci troppo, ma questo è sommamente liberatorio anche per me. Ridendo, gli ho detto che è un porco, e lui è scoppiato a ridere, ed ha confermato. “Ma ti faccio divertire” ha replicato, con uno dei suoi malefici sorrisi, e non ho potuto che ammettere che, sì, mi fa divertire. Più di chiunque altro prima.
Onestamente, sta diventando la mia nuova droga. Già vedo i titoli sul giornale: “giovane madre ridotta a larva dall’intensa attività sessuale. Sospettato scrittore maniaco”.
Comunque, in qualche modo riusciamo a rimetterci in sesto e ci dirigiamo verso casa. Dawn mi apre la porta con fare imbarazzato e mi sussurra qualcosa che mi gela almeno quanto la vista del visitatore in piedi nel mio salotto: “Non sono riuscita a trattenerlo fuori…”
Avanzo coraggiosamente, seguita da Spike.
“Ciao, Riley” lo saluto, con tranquilla fermezza.
“Buffy” mi dice lui, duramente. “Chi diavolo è lui e perché mai hai trascorso la notte fuori? Non sai che Christine ha la febbre?”



“Dawn” dico con fermezza, cercando di non farmi sovrastare dalla sua altezza (oltre il metro e novanta) e dalla sua domanda provocatoria e fuori luogo. Chi diavolo è? Cosa pretende dalla mia vita? Credevo fosse chiaro che io…e Christine…non gli apparteniamo. “Come sta la bambina?”
“Ha solo qualche linea di febbre. Ho già chiamato la pediatra, e verrà Anya qui per aspettarla. Penso siano i dentini. Ora sta facendo un riposino: si è svegliata alle cinque per bere il suo latte”
“Bene, lasciamola dormire. Riley…vieni in salotto.”
Riley, momentaneamente tacitato dalla mia assoluta mancanza di scuse e richieste di perdono – per lui inammissibile – mi segue. Non si può dire che non addestrino a seguire gli ordini, nell’esercito americano, nossignore.
“Riley, voglio presentarti Spike. Avrai forse già sentito parlare di lui: il suo vero nome è William Shelby ed è uno scrittore di una certa fama. Ci conosciamo da moltissimi anni. E’…un amico di Angel”
I due uomini si stringono la mano con lo stesso entusiasmo con il quale toccherebbero una tarantola. Malgrado Spike sia costretto a guardare Riley dal basso in alto, c’è in lui una dignitosa sicurezza che non concede niente all’arroganza dell’altro. Un caldo sentimento mi invade il cuore, un senso di possesso e…sì, di amore che non provavo da moltissimi anni. Quest’uomo mi ha stregata.
A fatica, riporto l’attenzione su Riley. “Oltre a ciò” continuo, attirandomi anche la muta attenzione di Spike, curiosissimo di sentire come deciderò di definire il nostro rapporto. “E’ anche il mio fidanzato.”
Tacciono entrambi. Entrambi aspettano che io elabori il concetto.
“Ci sposeremo prestissimo”
Ecco la bomba è caduta. Un lievissimo sorriso ironico affiora sulle belle labbra di Spike, quelle labbra che, nelle ultime ventiquattro ore, hanno adorato parti di me a cui nessuno, prima, aveva dedicato tanta attenzione…ma ormai sto imparando a conoscerlo, e capisco che sotto l’apparenza scanzonata Spike è commosso. Malgrado tutto, non credeva davvero che il nostro fidanzamento, così opportunamente sbandierato davanti al Rettore, fosse qualcosa di così concreto. Io, invece, sì. Non faccio fatica ad ammettere che mi vedrei benissimo come Mrs. Shelby, anche se non abbiamo ancora parlato di nessun dettaglio concreto: il suo lavoro, il mio, la sua nazionalità, la bambina, Dawn, la casa di mia madre.
Non importa. So che queste cose non ci tratterranno davvero, se vorremo vivere insieme.
“E vi frequentate da…quando? Due ore?” chiede Riley, con una sfumatura di sarcasmo piuttosto insolita in lui.
“Non mi pare che tu conoscessi Sam da molto più tempo, quando vi siete sposati” replico pacatamente. “Come ti ho detto, conosco Spike da anni. E ci frequentiamo da…due mesi. Lo so, non è molto, ma la nostra è una storia seria. E non vedo, oltre tutto, come possa riguardarti. Sei sposato, Riley, con un’altra donna, e da molto tempo, ormai, le nostre strade sono separate”
“Ma Chistine è mia figlia” replica lui.
“Biologicamente, sì. Legalmente, anche…ma la sua vita è con me. Non sei mio marito. Abbiamo deciso fin dall’inizio che io sarei stata il suo unico genitore. E dove vado io, viene lei”
“Tu la trascuri per stare con questo…questo…”
“Inglese?” suggerisce Spike, pacatamente. “Scrittore? Quali altri aggettivi avevi in mente? Non mi drogo, non ho vizi particolari, lavoro, sono fisicamente sano. Esattamente, in cosa sarei inadatto ad essere il marito di Buffy?”
“Buffy, dobbiamo parlare da soli” insiste Riley, ignorando il commento pieno di buon senso di Spike.
“Io non credo. Non c’è altro da dire. Comprendo che tu possa preoccuparti per Christine, ma non ne hai motivo. E’ una bambina felice e contenta, ben curata da me, Dawn, ed i miei amici. In nessun modo la storia con Spike potrà danneggiarla. Inoltre, credo di aver il diritto ad una vita privata…senza che tu debba questionare le mie scelte”
“Buffy!” insiste Riley. “Io ti ho chiesto mille volte di sposarmi. Perché lui e non io…?”
“Non è così semplice, non lo è mai stato” ammetto. “Ho le mie colpe, per quel che riguarda il nostro rapporto, e non intendo ignorarle. Non ero innamorata di te, Riley, e me ne dispiace, ma al cuore non si comanda. Non potevo sposare un uomo che non amavo…nemmeno per amore di Christine”
“E lui, invece…lo ami?”
Bella domanda. Spike mi fissa, Riley mi fissa. Non ho più scampo.
Spike fa un passo avanti. Mi aspetto che voglia chiedermi, una volta per tutte, cosa provo. Ne avrebbe il diritto, visto che ho appena affermato che lo sposerò.
Invece, mi mette una mano sulla spalla e mi sorride.
“Riley, questi – se permetti – sono affari nostri. Credo che la tua visita debba concludersi qui” dice soavemente Spike.
Riley sbuffa. “Sarò in città fino a domani, Buffy, e vorrei rivedere la bambina”
Mi faccio forza, rasserenata dal sostegno morale di Spike e dalle sua forza. Gli sono grata di non aver preteso nulla da me, nemmeno stavolta.
“Vieni stasera a cena” mi sforzo di dire. “Ci saranno tutti gli amici. E potrai vedere Christine…e raccontarmi delle tue avventure in Iraq”
Sto sforzandomi di recuperare un rapporto sereno con Riley, per amore di Christine, spero che lui mi aiuti a farlo. Riley guarda prima me, poi Spike, e lentamente annuisce. Sa che tra di noi non c’è più nulla e - in fondo – credo ne sia persino sollevato. Il suo rapporto con la moglie non trarrebbe certo giovamento da un’ex ingombrante con un figlio suo a carico. Tant mieux se io divento il problema di un altro uomo.
Quando rimaniamo soli, getto le braccia al collo di Spike, e nascondo il viso contro il suo collo.
“Quanto sei fenomenale?” gli chiedo.
“Abbastanza da sposarmi?” sorride lui. “Andiamo, farai tardi al lavoro.”
“E’ vero…e devo farmi perdonarmi per ieri”
Ci baciamo leggermente, anche se la passione corre ancora appena sotto la superficie della mia pelle, ed usciamo entrambi. Questa mattina stessa, lui andrà al Sunnydale Daily per pubblicare l’annuncio di nozze, come fortissimamente voluto dal Rettore.
Mi viene male….




Sto ancora peggio quando la serata improvvisamente scivola sull’orlo del baratro. Riley è rigido come un merluzzo, dimenticandosi forse che questo non è il refettorio dell’accademia di West Point bensì la mia sala da pranzo. La nuova ragazza di Willow è…insopportabile rende bene l’idea? Cielo, so che non dovrei, ma non riesco a vedere cosa ci trovi in lei. Xander ed Anya sembrano condividere questa mia impressione, e Willow ne è – ovviamente – sconvolta, anche se facciamo di tutto per non rendere manifesto il nostro disappunto.
E non è che non la sopportiamo perché è così diversa da Tara.
Non fraintendetemi, Tara era meravigliosa. A partire dalla sua bellezza pura, semplice ed antica, fino al suo carattere quieto e forte. Una gran donna.
Questa è una mocciosa arrogante, viziata, snob, ed antipatica.
Ma piace a Willow, e dobbiamo farcene una ragione, ed essere carini con lei.
Guardo Spike, tranquillo accanto a me, e mi chiedo se i miei amici lo detestino altrettanto. Willow e Dawn sicuramente no, visto che sono diventate sue amiche ancora prima che noi divenissimo una coppia, Xander ed Anya…non saprei. Xander non mi sembra abbia sviluppato una grande simpatia per lui, dopo l’iniziale ostilità, ma del resto – a parte Riley – non ha mai approvato nessuna delle mie relazioni. Anya mi sembra attratta da lui, ma Anya flirta con tutti, anche con il suo datore di lavoro di vent’anni più vecchio di lei, perciò non si può giudicare. Quando Anya tira fuori un foglio di giornale dalla borsetta, sento che il disastro incombe.
“Oggi pomeriggio, sull’edizione serale, ho visto questa…e ho detto al signor Giles, il proprietario del negozio dove lavoro…io questi due li conosco! Che cosa chic! Xander, anche noi avremmo dovuto avere un annuncio sul giornale”
“An, tesoro, costava troppo”
“Xander, non essere venale”
“An, eri tu che dicevi che costava troppo” rimarcò Xander, stancamente.
“Ah…beh, è vero, ma ora stiamo parlando dei loro soldi…Eccolo qua… “La signorina Buffy Anne Summers ed il signor William Shelby annunciano il loro fidanzamento”…a quando le nozze?”
“A Natale” rispondo io.
“Presto” dice Spike, ed io gli sorrido.
“Whoa, congratulazioni!” ride Dawn, gettandoci le braccia al collo. Willow mi sorride, la sua ragazza si guarda le unghie, e Riley ha il volto di un condannato a morte. Non è stata una grande idea metterlo così pubblicamente di fronte al fatto compiuto…grazie Anya.
La mano di Spike scivola sotto la tovaglia a stringere la mia, e lo guardo con riconoscenza. Grazie a Dio, quest’abominevole serata finisce. Salutiamo Kennedy garantendole che siamo stati entusiasti di conoscerla, ed accompagniamo Anya e Xander alla porta. Quanto a Riley, lo lasciamo un po’ da solo in salotto con la bambina ed io e Spike rimettiamo in ordine sala da pranzo e cucina.
“Lasciagli un po’ di tempo” mi dice lui, lavando i piatti. E’ da mordere con indosso il grembiule di mia madre con su scritto “Baciami tutta!”. “Si è appena rassegnato a non avere un ruolo nella vita di suo figlia…ed ora deve anche accettare che tu ami un altro uomo al posto suo. Io so che non potrei accettarlo…”
“Dimmi una cosa” gli sussurro, stringendomi a lui. “Quando mi hai notata per la prima volta? Al funerale di Darla?”
Lui scuote il capo, sorridendo in quel modo malizioso che gli riesce così bene.
“No. Avevi diciassette anni…una notte al Bronze, in quel localaccio che frequentavate tu ed i tuoi amici all’epoca. Ballavi con Xander, ed io ero lì con Dru ed Angel. Ed eri splendida…così fiera, pura, sensuale. Mi sono detto che ti odiavo. Che eri una sciocca ragazzina immatura…ma la tua voglia di vivere mi entrò fin nel cuore. Non smisi mai di pensare a te, in tutti questi anni”
“E quando mi hai rivista…” gli chiedo, commossa.
“E’ stata una rivelazione. Dopo Dru, sono uscito solo con ragazze bionde…Harm era l’ultima della lista. Poi, ti ho vista, semplice e dignitosa e donna a quel funerale e mi son detto ‘William, amico mio, smettila di cercare. Ce l’hai sotto gli occhi, la tua dama bionda. Quella che hai sempre cercato. La ragazza che ballava al Bronze, la ragazza che sa piangere, ridere, lottare. Non fartela scappare, stavolta. Sei fortunato, è libera’. Ed ho capito che non potevo lasciarti andare. A nessun costo.”
“Sono lieta che tu abbia capito anche un’altra cosa” mormoro. “Che mettendomi addosso troppa pressione mi avresti solo perso.”
“Sì. Sei una donna proprio complicata, Buffy Summers…lo sai? Ed ora dimmi di te. Eravamo nemici mortali. Cosa ti ha convinto a venire a Las Vegas con me?”
Io sorrido. “Il tuo odore” dico poi, maliziosa.
“Il mio…odore?”
“Ogni volta che ti avvicinavi, volevo annusarti. Sai di buono. E…questo va direttamente ai miei centri nervosi. E’ il più potente afrodisiaco che io conosca” gli sorrido, ma poi gli accarezzo la fronte, e divento più seria. “Ma non è tutto. Ammiro la tua forza, la tua sincerità, il tuo calore umano…il senso dell’umorismo, l’intelligenza, lo spirito. E sei sexy da morire. E spesso mi fai venire voglia di prenderti a sberle. Il tutto, insomma…il pacchetto completo. Spike, mi hai conquistata”
“Buffy” sorride lui. “Le donne come te non si conquistano mai del tutto”
Nego, porgendogli la bocca per l’ennesimo bacio.
Un colpo di tosse ci interrompe.
“Buffy, credo che la bambina vada cambiata” mi dice Riley, gelido come l’Artico. La prendo dalle sue mani e la porto via. Lui mi segue, dopo aver squadrato dall’alto in basso Spike, che vedo si trattiene a stento dal mostrargli il dito medio.
“Credo che tu debba riflettere ancora un po’ su questo passo, prima di compierlo” mi dice Riley, arricciando il suo naso troppo largo, mentre io cambio il pannolino di Christine.
“Ed io credo che non siano fatti tuoi”
Lui si raddrizza. “Hai ragione. Sono io, in fondo, che ho sposato un'altra donna”
“Sì” dico io” Ma non è solo questo. Tra di noi era finita prima che concepissimo Christine…prima ancora che mia madre morisse. Non ha senso parlarne ancora”
“E va bene” mi dice. “Vuoi che ti dia la mia benedizione? O preferisci che annulli il fondo per l’educazione universitaria di Christine…e sparisca per sempre?”
“A te la scelta, Riley” ribatto freddamente.
“Scusami” mi dice lui, passandosi una mano tra i capelli. “Oltre tutto, sono geloso…sei una donna eccezionale, Buffy, lo sei sempre stata”
“Non so sparare a Saddam” mi schernisco.
“Non è tutto, lo sai” mi sorride io. “Noi siamo addestrati per questo. Tu…sopravvivi. Alla morte di tua madre, all’abbandono di tuo padre…hai tirato su tua sorella, ed ora stai facendo lo stesso con tua figlia. Sono orgoglioso di te…e ti amo ancora”
“Shhh” gli dico io. “Tua moglie non merita che tu dica questo. E non lo merito neppure io. E’ finita, Riley…accettalo”
“L’ho accettato” mi dice lui, infine. Mi prende una mano, la bacia…da’ un bacio a Christine, e si allontana.
Non credo che lo rivedrò presto, ma credo che i suoi pagamenti mensili per il fondo della bambina non verranno meno.
Sentirmi ancora amata da lui non mi da’ nessuna gioia, solo tristezza. Sono triste per non essere mai stata capace di ricambiarlo…e triste per lui. Se è vero che mi ama ancora, porta un bagaglio pesante nel suo matrimonio.
Dopo un po’, la porta si riapre, ed è Spike.
“Fermati stanotte da me” gli dico, accarezzandogli le spalle, godendo nel sentire il gioco dei suoi muscoli sotto le dita. Il suo corpo mi fa impazzire…ma è la sua anima ad avvincermi con catene sempre più strette. Mi prende tra le braccia e ed io mi abbandono.
“Avete fatto pace?” mi chiede.
“Spero di sì” sussurro. “Shh…Christine si è addormentata”
Scivoliamo insieme nella mia stanza da letto, quella che era stata di mia madre. Spike comincia a spogliarmi e finiamo a letto, comodamente l’uno nelle braccia dell’altro. Aspettiamo in silenzio che i rumori di Dawn che si prepara per la notte si chetino. Quando tutto è silenzio, lentamente, lui mi sfila i pantaloni del pigiama, ed io la sua maglietta di cotone. Facciamo l’amore in silenzio, lentamente, attenti a non far rumore, a non svegliare le ragazze che dormono. E’ bellissimo, e molto, molto eccitante. Il sesso non è più la monotona routine che avevo conosciuto con Riley, ma qualcosa di nuovo, intimo, intenso, che mi toglie il respiro. La sensazione delle sue dita che mi accarezzano mi porta subito all’estasi. Stiamo raggiungendo velocemente un’intimità che un po’ mi spaventa. Mi sembra di essere sempre stata tra le sue braccia…quando mi addormento, con la testa sul suo petto, lui mi accarezza i capelli e mi mormora frasi morbide e senza senso, che cullano il mio sonno.
Non mi sono mai sentita così felice.




Quest’anno festeggiamo il Ringraziamento a casa mia, e la piccola villetta di Revello Drive non mi è mai sembrata più colma di gente. Ci siamo io, Dawn, Christine, Willow, la sua ragazza (stiamo imparando a conoscerla e, come diceva mia madre, ci si abitua a tutto…), gli sposini Xander ed Anya, il datore di lavoro di lei – un inglese di mezz’età di nome Rupert Giles che nessuno di noi desiderava lasciare solo per le feste, simpaticissimo, tra l’altro – e…Spike, naturalmente. Il tacchino lo cucino io con l’aiuto di Dawn e Willow, Spike prepara i dolci e la tavola, Christine piagnucola e poi - nel pomeriggio – gli uomini guardano la televisione. Ricevo una telefonata di Cordelia che mi annuncia che il bimbo di Angel sta bene malgrado le coliche…e che Angel mi saluta. Mi arriva persino una cartolina di auguri dall’Iraq.
Mi sento in pace.
Improvvisamente, tutto intorno a me è ricominciato: è ricominciata la voglia di vivere, d’amare, di stare insieme ai miei cari. La vita quotidiana non è un insopportabile peso, una gimcana insensata tra lavoro, studio, doveri familiari. La mia esistenza è alleviata dalla dolcezza dell’amore che provo per quanti mi amano…e dalla loro forza.
“Ehy, baby” mi dice Spike, raggiungendomi sul portico mentre tutti, in casa, stanno giocano a strip – poker (quasi senza lo strip e puntando cioccolatini, in verità). “Sai che ti dico?” mi sussurra, accendendosi una sigaretta. “E’ proprio ora di riservarci un week – end tutto per noi e tornare a Las Vegas. Voglio vedere se tiro su abbastanza grana per completare la tua parure con un braccialetto di diamanti…”
“Solo per quello?” lo provoco, avvicinandomi a lui, spalla contro spalla.
Lui mi fissa, serissimo.
“Davvero vuoi una di quelle cappelle bianche e pacchiane?”
Scuoto il capo.
“No”
“Ah…credevo…” la sua delusione è tangibile.
“Shhh” gli dico, appoggiandogli un dito sulle labbra. “Il nostro matrimonio sarà qui, a Sunnydale, in famiglia, con le persone a noi care. E sarà presto…molto presto”
Lui sorride. Inclina il capo…e sbatte le ciglia. Tutto il repertorio spikiano, insomma.
“Spike!” esclamò io, furiosa “Piantala! Sono già sedotta…non occorre che esageri”
“Bene, perché è faticosissimo” commenta lui, rilassandosi.
“Io ti amo già così. E…da tanto, se vuoi saperlo” confesso, in un sussurro che svela il mio cuore.
Lui mi prende tra le braccia, ed assapora il momento.
Sono incredula quanto lui. Ci sono riuscita! Sono riuscita ad esprimere i miei sentimenti!
La voce di Dawn arriva dal salotto “Ce l’ha fatta!! Anya è riuscita a far togliere la camicia al signor Giles!”
Ci alziamo in piedi, sospirando.
Spike sorride. “E’ il caso che io vada a dare manforte al mio connazionale”
“E che io cambi e porti a letto Christine”
Annuiamo e ritorniamo in casa. Davanti alle scale, lui mi prende per le spalle…e mi da’ un minuscolo, tenerissimo bacio.
“Grazie” mi sussurra.
“Di niente” gli dico, prigioniera dei suoi occhi.
“Nel caso non fosse stato chiaro…Buffy, ti amo anch’io. Da sempre.”
Scoppio a ridere. “Sì, lo so” rispondo, nella mia migliore imitazione di Han Solo. E lo spedisco con una piccola spinta in salotto, a salvare il povero Giles da sicura umiliazione.



FINE

In un altro universo, una diversa dimensione….
“Io, Cordelia, desidero …desidero che nel nostro mondo non esistano né vampiri, né cacciatrici…”
“Desiderio accordato”





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